Una cripta archeologica da valorizzare
- cosimoguidaturisti
- 23 mar 2017
- Tempo di lettura: 3 min

Questa volta ci fermiamo in piazza Garibaldi, già dei Mercanti, a Monopoli alla scoperta della Cripta Archeologica ubicata sotto quello che oggi è denominato Palazzo “Prospero Rendella”, un tempo Biblioteca Comunale. Il Palazzo fu costruito nel XVI secolo dall’Università di Monopoli per alloggiare la guarnigione spagnola di stanza nella città. L’edificio fu costruito su strutture già esistenti, già in parte già distrutte durante l’assedio spagnolo del 1529, come testimoniano le tracce di un incendio visibili sotto le fondamenta del palazzo stesso. Nel 1954 fu individuata un’antica chiesa rupestre con affreschi medievali: tra i più importanti un Sant’Andrea con in mano un testo scritto “abstinentia et patientia vincit demoni”, rimasto sotto il piano di calpestio attuale, e una Madonna con Bambino, che si decise di recuperare e portare sub divo strappando il blocco murario sul quale era affrescata. L’affresco, restaurato nel 1997 grazie al gruppo “Incontri Monopolitani di Medicina”, è attualmente conservato al piano terra del Palazzo P. Rendella. L’opera è un’Eleusa (Madre della Tenerezza), in quanto la Madonna con la mano non indica il Figlio ma ne accarezza, in segno di affetto materno, il ginocchio. L’esecuzione locale è testimoniata da piccoli e devoti committenti affrescati in basso, probabilmente una famiglia di tessitori di seta, ipotesi avvalorata dalla presenza di fiori da baco da seta nella mano sinistra del bambino, al posto del più canonico rotolo o libro della vita, e da una piccola farfalla bianca. Secondo un’altra interessante lettura di quest’icona, invece, il fiore nelle mani del Cristo preannuncia la sua morte, mentre la farfalla la sua Resurrezione: come la farfalla, che in questo caso sembra una falena, rinasce dal bruco così il Cristo risorgerà dal mondo dei morti e tornerà al Padre.
Nel 1990-91 la Soprintendenza Archeologica della Puglia, in occasione del restauro dell’edificio cinquecentesco, realizzò delle indagini archeologiche portando alla luce i resti di quell’antica chiesa rupestre, da identificare in quella di San Clemente o di San Nicola in Porto Aspero (così era indicato il porto di Monopoli), anche se quest'ultima dovrebbe riferirsi alla cripta di Santa Maria degli Amalfitani che, in effetti, presenta tracce di affresco riferiti a San Nicola. Esternamente al muro perimetrale della chiesa medievale è stato individuato un vasto sepolcreto, che abbraccia un periodo di tempo che va dal VII al XIV secolo e resti di ambienti abitativi. Diverse sono le tipologie di sepoltura, tra le quali l’antica sepoltura in posizione fetale, una sorta di ritorno alla Madre Terra. Gli scheletri rinvenuti, inoltre, hanno dato agli studiosi indicazioni circa le cause della mortalità in loco, malattie polmonari ad esempio, forse dovute all’ambiente non tanto salubre delle grotte, mentre l’usura dei denti presentata da alcune mandibole, possono essere legate all’attività dei pescatori dell’epoca che con l’ausilio dei denti ricucivano le reti. Nel luglio del 1999 furono rintracciate in questa occasione le fondazioni di diverse fortificazioni medievali, spazi abitativi, i resti di una fornace e il costone roccioso dell’antico porto-canale, insabbiato nel 1049 dai Normanni .Circa le motivazioni dell’insabbiamento, gli studiosi hanno avanzato due ipotesi: la prima secondo la quale l’insabbiamento era stato deciso per motivi difensivi poiché quel braccio di mare che si spingeva fine nel cuore della città, poteva rappresentare un pericolo; La seconda ipotesi, invece, fa riferimento ad una ritorsione dei normanni nei confronti dei monopolitani per la loro evidente insofferenza alla dominazione. L’ipotesi non è inverosimile se si pensa che il Porto Canale era utilizzato per pescare durante i periodi di burrasca. I responsabili dei lavori decisero di realizzare un ambiente ipogeo che conserva i resti archeologici e architettonici e nel contempo consente la visione di parte dei resti della chiesa.
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